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Enzo G. Castellari e Maximiliano Hernando Bruno |
A non sapere che la sceneggiatura se l’è trovata già fatta (firmata Sandro Cecca, quello del discreto Due tigri, e da Luca Biglione, quello dell’inguardabile Doc West), verrebbe da pensare che Enzo Castellari l’abbia scientemente pianificato di girare un film che, azione a parte, sovvertisse le regole non scritte del suo cinema precedente. Non aveva mai inserito nelle pellicole del passato il sesso più di tanto (a parte Sensività o i saffismi arty della Via della droga) e invece qui ci sono nudi e scene erotiche a iosa. Aveva sempre usato dei protagonisti con cui lo spettatore si potesse pienamente identificare, bastardi senza gloria, d’accordo, ma dei “buoni”, e qui, al contrario, fa di un fratello e una sorella incestuosi, più un terzo che sta con lei, stupratori e praticanti la violenza più selvaggia, i caratteri guida della storia, quelli per i quali si dovrebbe, in qualche modo, fare il tifo. Se suona molto simile, il tutto, a La casa del diavolo di Rob Zombie, è perché il riferimento che avevano in testa gli sceneggiatori al 99% questo era.
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Il cast di Caribbean Basterds, Vick C. Ryan, Eleonora Albrecht, Maximiliano Hernando Bruno e Keyla Espinoza |
Enzo declina invece influenze più classiche e dice di aver voluto fare un’
Arancia meccanica ambientata all’Equatore, inserendoci una sfilza di omaggi e citazioni che non si fatica a riconoscere: da un massacro alla Wild Bunch – probabilmente il più lungo e sanguinario che il regista abbia messo in scena – alla situazione altamente drammatica e altamente romantica su cui si chiudeva
Gangster Story (
Bonnie & Clyde, Arthur Penn, 1967) sulla quale termina anche
Caribbean Basterds. Facendo un po’ di cronistoria: il progetto del film viene offerto a Enzo per telefono e a lui, regista innamorato del sole e dei Tropici, basta sentire che si girerà in Venezuela per accettare. Prima vorrebbe farlo senza firmarlo, così, per il puro gusto di tornare dietro la mdp a divertirsi, ma gli fanno presente che il suo nome potrà garantire la distribuzione e quindi lui acconsente a trasformare
Caribbean Basterds nel suo 42° lungometraggio ufficiale (poi ci sarebbero quelli apocrifi, che sono un altro discorso).
Trasformarlo significa anche personalizzarlo, lavorando sullo script e sui dialoghi, con l’aiuto di uno dei tre protagonisti, Vik C. Ryan, una specie di Apollo biondo, di madrelingua inglese, campione di arti marziali. Castellari, gli attori, se li è scelti bene: l’altro ragazzo, moro, si chiama Maximiliano Hernando Bruno ed è il lato morbido del trio infernale, quello più umano, quello che ci ripensa. E poi c’è lei, una divinità dagli occhi azzurri, altrettanto fatidica e crudele, intorno alla quale orbitano tutti i pianeti neri del film: Eleonora Albrecht. Non avesse altri meriti,
Caribbean Basterds, oltre ad avere messo in luce una simile forza della Natura (forza anche nel senso che picchia e combatte come una Furia: in una scena atterra il regista stesso con un destro micidiale), basterebbe questo a garantirgli diritto di sopravvivenza nella memoria. Stiamo parlando di un film che funziona su una strana e continua energia sbalestrante che riesce a spostarlo sempre al di fuori del prevedibile: un’esperienza che disintegra, in fondo, il concetto di genere, di generi, perché li allaccia, li sfilaccia, annoda tra loro capi di fili diversi, recide trame e orditi definiti.
Castellari però è come il Diavolo, e si nasconde nei dettagli che alla fin fine sono sempre quelli per cui i suoi film sono i suoi film. Il brivido, il fremito castellariano corre quando l’inquadratura affonda in una prospettiva imprevista, quando un uppercut è portato con un carico visivo che può essere quello e solo quello. Perché il cinema di Enzo è preciso, riconoscibile, mette di continuo la firma sotto a se stesso. In aggiunta alla rich bitch interpretata dalla Albrecht, anche la supermodella venezuelana Keyla Espinoza è della partita, nella parte di una prostituta che si aggrega ai fuggiaschi ed è coinvolta in sparatorie e orge. Meritano una nota, inoltre, il genitore riccastro e affarista dei due tremendi fratelli incestuosi, interpretato da John Armstead, campione di Okinawan Kung-fu, che sul set era maestro d’armi («Ma spesso lo lasciavo in piscina a prendere il sole», dice Enzo), e Andrea Bruschi nella parte di uno sbirro veramente “basterd”.
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L'ultimo ciak del film |
Nel film – prodotto da Alessandro Centenaro per la Venice Film – i personaggi si scontrano usando un tipo di lotta che non è né karate né capoeira né altro e che è stata coreografata dal regista di suo estro: la sequenza più tosta impegna la Albrecht e una ragazza locale che combatte usando delle picche, donna contro donna, mentre in un’altra occasione Vik C. Ryan fa un uso molto virtuoso del machete. Insomma, l’avrete capito che c’è da divertirsi parecchio…
(Davide Pulici, NOCTURNO
CARIBBEAN BASTERDS
foto dal set
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Enzo Castellari, Maximiliano Hernando Bruno e Eleonora Albrecht durante la festa di fine riprese. |
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Sul set di Caribbean Basterds |
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Maximiliano Hernando Bruno viene truccato prima di andare in scena. |
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Scena sulla spiaggia. |
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Colazione da "Bastardi" |
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Enzo Castellari con il cast durante la pausa pranzo. |
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Enzo Castellari prova la scena con Maximiliano Hernando Bruno. |
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Azione sull'isola |
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Enzo prova la scena del Ring |
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Maximiliano Hernando Bruno e Eleonora Albrecht in una pausa durante la scena del ring. |
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Il cast mentre prova la scena. |
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Vick C Ryan, Eleonora Albrecht e Maximniliano Hernando Bruno. |
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